lunedì 5 marzo 2012

Talk Talk

In questo weekend ho riscoperto un gruppo che per un periodo ho ascoltato allo sfinimento, i Talk Talk. 
Dopo aver condiviso un loro video su Twitter e su consiglio di Giuseppe, follower devoto e blogger ho deciso di parlarvene. (Consiglio: date un'occhiata al blog di Giuseppe, è davvero interessante! Ecco qui: Il riccio e la volpe)

Ho iniziato ad ascoltare i Talk Talk in tenera età, credo intorno ai 10/11 anni, partendo dal loro successo "Such a Shame" che credo sia la canzone più nota del gruppo e successivamente ho ascoltato praticamente tutta la loro discografia, scoprendo così una band davvero eccezionale.
Ma partiamo dall'inizio. 

I Talk Talk nascono in Inghilterra, a Londra, nel 1981 dalla fusione delle ceneri dei Reaction, duo punk composto da Mark Hollis ed il fratello Ed, insieme a Paul Webb, bassista, e Lee Harris, batterista. Dopo poco tempo Ed Hollis lascerà la band, sostituito alle tastiere da Simon Brenner, che a sua volta, nel 1983 abbandonò la band in favore di Tim Friese-Greene, che con Mark Hollis firmò la maggior parte dei loro successi.
Dopo un iniziale contratto con la Island Records che non portò praticamente da nessuna parte, il gruppo ottiene un contratto con la EMI, con cui incisero il loro album di esordio "The Party is Over", nel 1982, prodotto da Colin Thurston, già produttore di David Bowie e dei Duran Duran.
L'album appartiene alla corrente New Romantic che imperversava in quegli anni, nata sulla scia della musica di David Bowie e dei Roxy Music, di cui facevano parte band come i Duran Duran, i Depeche Mode degli esordi, gli Spandau Ballet ed i Visage.
I singoli estratti di maggior successo sono "Talk Talk" e "Today", belle canzoni, in Europa vanno bene, però non ottengono grandi risultati negli Stati Uniti, dove agli inizi degli anni '80 imperversavano Foreigners, Chicago, Fleetwood Mac e Stevie Nicks, Paul McCartney... si c'erano i Soft Cell, ma forse l'America non era così pronta all'elettronica ed al synth-pop dei gruppi europei.
Ascoltiamo Today, per tornare un po' agli inizi degli anni '80!


Il 1984 vede tornare i Talk talk con l'album "It's My Life" che li porta al successo mondiale, pur non riscuotendo molti consensi in patria.
I pezzi che trainano questo album sono "Such a Shame" e "It's My Life"... non c'è neppure bisogno di commentarli, il fatto di sentirli tutt'ora, trasmessi dalle radio più disparate, e che numerose cover siano state realizzate, è il segno inequivocabile del loro successo.
Ecco "Such a Shame" tutta per voi!

"Such a shame
To believe in escape
A life on every face
And that's a change
Until I'm finally left with an 8..."


A dire la verità, questo album è strepitoso, ogni pezzo è bellissimo, le sonorità, per quanto possano essere etichettate banalmente come "elettroniche", hanno  una spiccata personalità, la firma dei Talk Talk è chiarissima, il gruppo ha la propria e precisa identità, che lo rende unico.
Tra i nove brani che compongono questo capolavoro, io amo particolarmente "Tomorrow Started" e "Renée", per quanto "Dum Dum Girl", il pezzo di apertura, sia decisamente bello. 
Ho tirato a sorte, vi beccate "Renée"...


Dopo due anni di concerti per la promozione dell'album e un lungo lavoro in studio, il 1986 è l'anno di pubblicazione di "The Colour of Spring" che preannuncia la svolta che i Talk Talk prenderanno nel futuro, poiché l'elettronica viene fusa sapientemente con elementi rock-jazz. Alle registrazioni hanno preso parte nomi noti nell'ambiente jazz come Steve Winwood all'organo, David Rhodes alla chitarra e Morris Pert alle percussioni.
L'album contiene otto tracce e la canzone simbolo è rappresentata da "Living in Another World", che trovo semplicemente eccezionale!


Il brano "Life's What You Make It" è però il singolo pubblicato per la promozione dell'album. Con questo pezzo sono ospiti all'edizione del Festival di Sanremo proprio del 1986.


Nel 1987 arriva la svolta che porterà il gruppo allo scioglimento. Mark Hollis decide di pubblicare l'album "Spirit of Eden" senza però svolgere alcuna attività per la promozione del disco, nè concerti, nè pubblicazione di singoli, ed è così che l'accoglienza è stata tiepida, in sordina. Non so cosa sia preso a Hollis e soci, ma questo album di sole sei tracce, senza pubblicità e con una causa intentata da parte del gruppo che si è visto modificare un brano dall'etichetta Emi per renderlo più commerciale e viceversa una denuncia della Emi a loro carico per non aver rispettato i termini contrattuali, ha portato alla rottura di ogni collaborazione ed ovviamente alla rescissione del contratto.
L'album non ha più sonorità elettroniche o synth-pop, ma è influenzato da sfumature di progressive rock,  fusion e jazz, sancendo il passaggio definitivo al post rock. Il pezzo che lo rappresenta è "I Believe in You".


L'ultimo lavoro del gruppo si intitola "Laughing Stock" ed esce nel 1991 con l'etichetta Polydor.
Nemmeno a dirlo, il successo non arrivò, ma quest'album ci lascia ottimi pezzi, d'altronde il talento di questo gruppo rimane fuori discussione, perciò vi allieto con "After the Flood", mettetevi comodi... dura più di nove minuti!


La band si scioglie l'anno seguente, nel 1992. Harris e Webb hanno fondato gli O'Rang (gruppo di cui sinceramente non ho notizie). Mark Hollis, dopo qualche anno di silenzio ha prodotto un album omonimo, nel 1998, prima di ritirarsi definitivamente, mentre Tim Friese-Greene continua a produrre, perennemente in fase di sperimentazione, sotto lo pseudonimo di Heligoland. 

Potete ascoltare i Talk Talk concentrati nelle raccolte "Natural History: The Very Best of Talk Talk", "The Very Best of Talk Talk", e "The Collection", uscite rispettivamente nel 1990, nel 1997 e nel 2000. 

Per oggi è tutto, alla prossima!
Stay tuned!


4 commenti:

  1. Conosco di questo gruppo i pezzi più famosi. Si sono persi perché hanno abbandonato sonorità che invece al tempo tiravano. Va bene provare ad evolversi, tanto di cappello perché altri gruppi oggi pretendono di tirare con lo stesso stile di anni fa. Però evidentemente non hanno saputo evolversi nella direzione in cui girava il vento. Ci rimangono comunque molti pezzi di successo.

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    1. Ciao! Io non direi che si sono persi, piuttosto, hanno voluto creare qualcosa di diverso, magari non volevano seguire il vento... anche se questo li ha portati allo scioglimento, va' a sapere cosa frulla nelle teste degli artisti! :-)

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  2. Wow!!! Grazie della menzione e della pubblicità, Giorgia, davvero! E ottimo post! :D Adoro i Talk Talk, i loro lavori sono tutti validi, ma contrariamente alla maggior parte dei loro fans, per me i Talk Talk sono quelli degli ultimi due album. Non sono d'accordo sulle critiche che hanno ricevuto dopo la svolta di "Spirit of Eden", secondo me hanno seguito una direzione artistica che il pubblico non ha saputo apprezzare. Per me l'ultimo album "Laughing Stock" è il migliore della loro carriera, è stupendo. Sonorità incredibili (soprattutto se si pensa all'anno in cui viene pubblicato), atmosfere meravigliose, un disco che fa entrare in un mondo dove il silenzio ha un'importanza fondamentale! Un disco unico, secondo me.. Ma io sono innamorato del post-rock e di sonorità più ricercate! De gustibus.. :)

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    1. Grazie Giuseppe! A me piacciono un po' in tutte le salse, per cui li apprezzo molto anche negli ultimi lavori! Diciamo che è un po' come per i Paradise Lost, quando un gruppo osa e cambia rotta inevitabilmente può essere criticato o apprezzato comunque. Inizio conoscere i tuoi gusti musicali, pian piano! :D

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